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Paolone
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Inserito il - 08/06/2008 : 11:48:35
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Mi sono trovato a passare nei pressi dell' incendio 2 o 3 giorni dopo. Era pazzesco, la cenere si estendeva abbracciando tutto l' orizzonte. Con un obiettivo poco adatto, ci sarebbe voluto un grandangolo, ho fatto qualche foto, ma vi giuro che non rendono minimamente l' idea.
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Paolo
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Modificato da - Paolone in Data 08/06/2008 12:08:42
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Paolone
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Inserito il - 08/06/2008 : 11:49:30
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Paolo |
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Paolone
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Inserito il - 08/06/2008 : 11:51:40
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Ho rintracciato l' articolo della "Nuova" che ne dava notizia, serve per avere un' idea dell' entità del disastro:
Nuoro sprofonda nella cenere: è un disastro la Nuova Sardegna — 24 luglio 2007 pagina 37 sezione: NAZIONALE
NUORO. Nuoro sprofonda nella cenere. Il bollettino dell’inferno parla chiaro: è un disastro. Totale. A Pratosardo, a Città Giardino come pure a Ugolio: tutto è ridotto in fumo. Rimane solo il nero carbone lasciato dalle fiamme impazzite. Quelle che ieri, dal primo pomeriggio fino a notte inoltrata, hanno divorato il volto del capoluogo di provincia. Salve, per fortuna, le persone. I pericoli, tuttavia, sono stati davvero tanti. Un pastore nuorese di 75 anni è rimasto isolato nel suo ovile di Laghinnennero, a due passi dalla zona industriale di Pratosardo, fino a quando non è partita una jeep per recuperarlo. Tre ragazze, figlie di un allevatore, sono state evacuate dalla loro azienda agricola con l’elicottero. Un altro pastore, invece, nelle campagne di Oniferi, era stato dato per disperso: l’allarme comunque è rientrato nel giro di pochi minuti. Sempre a Oniferi, infine, una donna è stata letteralmente salvata da un giovane poliziotto che non ha esitato ad entrare in un cerchio di fuoco. Nulla da fare, invece, per decine di ovili e intere greggi. Il fronte dell’incendio non ha lasciato scampo: è andato avanti con furia e ha distrutto tutto. Partito proprio dal territorio di Oniferi, da Su Berrinau, ha subito creato seri problemi soprattutto all’altezza del distributore di carburanti Tamoil, sulla strada statale 131, chiusa al traffico per l’intera serata, come pure, sull’altro versante, è stata chiusa la vecchia provinciale 129 Nuoro-Macomer. Il vento poi ha fatto il resto: spinte verso Nuoro, le fiamme hanno marciato in un battibaleno. Dieci chilometri circa di macchia mediterranea mangiati come niente. Fino ad arrivare a Pratosardo, intorno alle 15,30. È qui che l’inferno ha fatto scempio di decine di capannoni industriali lasciando in lacrime imprenditori che hanno impiegato una vita per mettere in piedi le loro aziende. Particolarmente colpite la Nautica Verachi, le Officine meccaniche di precisione Camarda, l’Autocarrozzeria Olianas, l’Eurostock, il deposito della Ilisso edizioni. Ma il bilancio, purtroppo, è molto più pesante. Soltanto oggi, infatti, si potrà fare la conta esatta dei danni. Ieri sera non c’era il tempo per fermarsi a fare calcoli. Rimasta isolata per quasi quattro ore di fila, con decine e decine di automobilisti incolonnati senza via d’uscita, la zona di Pratosardo ha continuato a bruciare fino a notte fonda, su più fronti. Bruciata tutta la parte che si affaccia sulla 131 dcn. Bruciato anche il versante che va verso Sa Serra. Bruciati Nurdole e Costiolu. Bruciata la zona di Corte. Bruciata la pineta di Ugolio. Insomma: l’incendio di ieri ha cambiato i connotati alla città. Nel giro di pochi istanti. Difficilissimo il lavoro che ha tenuti impegnati i vigili del fuoco, gli uomini del Corpo forestale e tutti gli agenti delle forze dell’ordine intervenute, poliziotti, carabinieri e persino finanzieri. Continuo il viavai del 118 e dei volontari. Gli elicotteri e un canadair hanno tentato di domare l’Apocalisse. Tant’è che la brezza assassina di ieri ha prima alimentato un fuoco scoppiato tra Orgosolo e Fonni (tra Frontes e Janna ’e Erru), poi ha soffiato su Oniferi, girando il fronte sul capoluogo di provincia, e ancora indomito, ha seminato terrore anche oltre Pratosardo, su Ugolio e sul Galoppatoio, toccando Marreri e Lollove e andando a minacciare anche Orune. Un disastro immane. «Come mai si era visto qui a Nuoro» commentava a Pratosardo un operaio che aspetta con ansia una lunga notte di paura. - Luciano Piras
Paolo |
Modificato da - Paolone in data 08/06/2008 11:58:25 |
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Paolone
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Inserito il - 08/06/2008 : 11:52:55
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Paolo |
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Paolone
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Inserito il - 08/06/2008 : 11:53:46
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Paolone
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Inserito il - 08/06/2008 : 11:58:01
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Che dire dei piromani che non si sia già detto? Il fenomeno appare sempre di più legato alla stupidità della gente ed a interessi della malavita. Ecco in proposito un articolo della "Nuova":
Gli incendiari? Piromani ed ecomafiosi
la Nuova Sardegna — 02 luglio 2005 pagina 03 sezione: FATTO DEL GIORNO ROMA. Tre incendi su 10 sono dovuti a imprudenza, negligenza o distrazione; 6 su 10 sono appiccati da piromani e ecomafiosi. Calano le aree colpite dagli incendi ma il numero degli episodi resta elevato: 8.550 lo scorso anno, per complessivi 48.651 ettari tra superificie boscata e non boscata. Lo dice un dossier di Legambiente, elaborato sulla base dei dati forniti dal Corpo forestale dello Stato reso noto ieri alla vigilia di “Non scherzate con il fuoco’’, un intero week-end dedicato ala prevenzione, grazie all’iniziativa congiunta di Legambiente e Protezione Civile: oltre 600 gli appuntamenti in tutta Italia. E’ il terzo anno che viene lanciata questa campagna di sensibilizzazione tra la popolazione per salvaguardare le aree boscate italiane dall’inesorabile piaga degli incendi. Una due giorni ricca di iniziative organizzata quest’anno anche in collaborazione con gli scout dell’Agesci e del CNGEI. Oggi e domani in oltre 600 comuni italiani i cittadini potranno andare alla scoperta dei tesori che i boschi racchiudono, delle grandi potenzialità economiche che essi rappresentano per le comunità locali e l’estrema fragilità degli equilibri naturali messi ogni anno a dura prova dalle fiamme. I volontari si rimboccheranno le maniche per eseguire vere e proprie opere di manutenzione dei boschi per prevenire i focolai, rimuovendo piccole e grandi discariche, recuperando sentieri, realizzando linee frangifuoco. Due giornate per rendere la popolazione sempre più protagonista della valorizzazione e della salvaguardia del patrimonio arboreo. Il rapporto di Legambiente dice che gli incendi boschivi continuano a essere un fenomeno pressochè costante nel nostro Paese: sebbene il 2004 abbia visto diminuire di circa il 30% rispetto all’anno precedente il numero degli incendi, nell’andamento dell’ultimo quinquennio la situazione rimane a grandi linee invariata. Quella offerta dall’associazione è una radiografia che individua ancora una volta la Calabria come regione più colpita con 1.289 incendi nel solo 2004, subito seguita dalla Sicilia con 1.162. Marcatamente migliore sembra la situazione della capacità di contrasto degli incendi boschivi una volta iniziati, che ha permesso di diminuire consistentemente gli ettari di territorio percorsi dal fuoco e la media ettari percorsi per incendio. Questa tendenza, che nel 2004 ha visto una diminuzione del 34% rispetto all’anno precedente della superficie percorsa dalle fiamme, premia - dice una nota di Legambiente - un buon lavoro del dipartimento della Protezione civile, del corpo forestale dello stato e di molti Enti locali nelle attività di spegnimento dei roghi. “Il buon lavoro svolto dalle istituzioni e dal volontariato comincia a dare i suoi buoni risultati - spiega Roberto della Seta, presidente di Legambiente - ma per fermare significativamente il fenomeno dobbiamo fermare a monte la possibilità di speculare sugli incendi boschivi”. Ma veniamo ai dati del dossier. Imprudenza e negligenza sono la causa di più di un terzo degli incendi (37,4%); solo l’1% e’ attribuibile a cause naturali, mentre restano i piromani e gli ecomafiosi, col 61,5%, la principale minaccia dei nostri boschi. Una tendenza quella degli incendi dolosi che continua anno dopo anno ad aumentare nel nostro Paese e su cui ancora non si riesce a trovare una concreta soluzione. “Sono soprattutto i Comuni - continua Della Seta - ad avere le armi per fermare i roghi, come il catasto delle aree percorse dal fuoco per bloccare gli speculatori e le campagne informative mirate ai fruitori del bosco, strumenti fondamentali ancora troppo spesso disattesi’’. Tra le amministrazioni comunali infatti solo il 5% è risultato nel 2004 applicare pienamente la legge quadro in materia di incendi boschivi e soltanto un comune su cinque ha realizzato il catasto delle aree percorse dal fuoco. L’afa, il solleone e l’assenza di piogge sono poi elementi che amplificano il rischio per i boschi, e la siccità di queste settimane minaccia scenari ancora peggiori. Analizzando i dati, lo scorso anno gli incendi registrati sono stati 8.550, interessando una superficie boscata pari a 16.750 ettari, mentre quella non boscata è stata di 31.900 ettari, con una media di 5,7 ettari per incendio. L’anno precedente gli incendi erano stati 9.697, con una superficie boscata pari a 44.064 ettari, mentre quella non boscata era stata di 47.741 e media di 9,5 ettari per incendio. Se poi prendiamo il dato più indietro nel tempo registrato nel dossier, quello riferito al 2000, ecco che gli incendi allora furono 8.595, interessando 58.234 ettari di superficie boscata, 56.414 ettari di superficie non boscata, con una media di 13,3 ettari per episodio.
Paolo |
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Paolone
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Inserito il - 08/06/2008 : 11:59:20
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Paolo |
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Paolone
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Inserito il - 08/06/2008 : 12:01:48
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Pacet non me ne vorrà, ma finisco con la sua massima:
Solo quando l’ultimo fiume sarà prosciugato, quando l’ultimo albero sarà abbattuto, quando l’ultimo animale sarà ucciso, solo allora capirete che il denaro non si mangia (Profezia Creek)
Paolo |
Modificato da - Paolone in data 08/06/2008 12:07:27 |
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Doram
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Inserito il - 08/06/2008 : 12:50:37
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Ho letto con interesse i vari articoli che hai postato, aldilà delle fredde statistiche, ribadisco quello che ritengo un concetto fondamentale, solo la diffuzione della conoscenza naturalistica e la consapevolezza dell'ambiente che ci circonda possono darci qualche speranza cambiare questa tendenza. Fenomeno che è presente purtroppo anche in molti altri paesi della nostra civilissima Europa, Francia, Spagna e Grecia ne sono gli esempi più lampanti. Senza nominare i cosiddetti paesi del terzo mondo a cominciare dalla foresta amazzonica dove per realizzare terreni coltivati bruciano una superficie di foresta pari a quasi tutta la Sardegna ogni settimana. La domanda è quante Sardegne ci stanno nella foresta amazzonica?
Mimmo |
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pacet
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Inserito il - 08/06/2008 : 13:59:47
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Paolo,
mi fa molto piacere che citi la massima che ho scelto come "firma". Secondo me dovremmo tutti quanti imparare da queste popolazioni che si, sfruttavano la natura, ma ne avevano un profondo rispetto e la tutelavano perchè sapevano benissimo, e la massima stessa lo dimostra, che una volta distrutta completamente non ci sarebbe più nessun futuro per nessuno .... MA LA NOSTRA SOCIETA' SE NE GUARDA BENE DALL'IMPARARE DALLE POPOLAZIONI POCO "CIVILI"
NON ABBIAMO PROPRIO CAPITO NIENTE
Andrea
Solo quando l’ultimo fiume sarà prosciugato, quando l’ultimo albero sarà abbattuto, quando l’ultimo animale sarà ucciso, solo allora capirete che il denaro non si mangia (Profezia Creek) |
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