V I S U A L I Z Z A D I S C U S S I O N E |
Paolone |
Inserito il - 08/06/2008 : 11:03:08 Quelli di noi che abitano nei pressi di un polo industriale in effetti non conoscono i rischi che corrono. Queste cattedrali edificate al culto della trasformazione e del consumo non producono solo posti di lavoro per i poveracci e ricchezze per i soliti noti, ma anche una serie di inquinanti chimici altamente tossici. Paradigmatica è la triste vicenda del sig. Natalino Deriu, al quale voglio dedicare queste riflessioni, che dopo una vita da operaio in ENICHEM ha avuto quattro tumori primitivi, di cui l' ultimo fatale.
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Paolo |
8 U L T I M E R I S P O S T E (in alto le più recenti) |
Paolone |
Inserito il - 08/06/2008 : 11:14:05
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BUONA FORTUNA A TUTTI...
Paolo |
Paolone |
Inserito il - 08/06/2008 : 11:12:54 Ormai molte comunità locali vogliono risposte... che non arriveranno mai!
Allarme tumori Sant'Antioco sollecita un'indagine la Nuova Sardegna — 27 aprile 1999 pagina -1 sezione: CAGLIARI
SANT'ANTIOCO. Dopo la fiaccolata di venerdì sera per ricordare le vittime del cancro, il Comitato per la salute pubblica traccia un bilancio della manifestazione e preannuncia nuove battaglie. «I cittadini, rispondendo al nostro appello in maniera così massiccia e compatta _ ha detto il coordinatore Fabrizio Steri _ hanno dimostrato di avere ben chiara la gravità della situazione: la verità è ormai tristemente nota ed è scritta in denunce dell'Organizzazione mondiale della sanità e dell'Istituto superiore di sanità. Oggi pretendiamo che vengano individuati i responsabili diretti di questi disastri ambientali». Un invito già formulato in altre occasioni dal coordinatore del comitato che proprio in questi giorni sta raccogliendo un buon numero di adesioni. «Non lasceremo più spazio a chi, per esclusivo tornaconto personale, vuole rilanciare una fase industriale morta e sepolta e che ha provocato danni irreparabili _ ha aggiunto Steri _ ci sembra fin troppo chiaro che con una adesione così massiccia e compatta, i cittadini abbiano dimostrato di volere definitivamente voltare pagina rispetto alle scelte del passato. La fiaccolata è solo il primo passo di una battaglia per accompagnare ad una riconversione pulita le industrie del territorio». (s.g.)
Paolo |
Paolone |
Inserito il - 08/06/2008 : 11:11:02
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Paolo |
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Inserito il - 08/06/2008 : 11:10:06
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Paolo |
Paolone |
Inserito il - 08/06/2008 : 11:09:04 Ovviamente, al di la di quello che ho documentato con queste immagini a Porto Torres, il pensiero corre a tutte le altre vittime dell'industria chimica, come, ad esempio, queste:
Cancro, sotto accusa il petrolchimico Brindisi, 68 manager imputati di strage e lesioni Almeno 14 i lavoratori stroncati da tumore la Nuova Sardegna — 10 novembre 2000 pagina -1 sezione: NAZIONALE
ROMA. Il numero dei casi di cancro in provincia di Brindisi, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, era veramente troppo alto per passare inosservato: rispetto alla media, più 50 per cento tra gli uomini e più 35 per cento per le donne. E poi c'erano tutti quegli atti trasmessi dalla procura di Venezia, dove il pubblico ministero Felice Casson aveva indagato sui disastri ambientali del Petrolchimico di Marghera. Così anche i magistrati di Brindisi, prese in mano le prime carte, hanno messo sotto inchiesta il Petrolchimico e i dirigenti delle società che lo hanno gestito negli anni, comprese quelle che lo avrebbero dovuto risanare. - Lucia Visca
Paolo |
Paolone |
Inserito il - 08/06/2008 : 11:06:28
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Inserito il - 08/06/2008 : 11:05:49
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Inserito il - 08/06/2008 : 11:05:11 Inchiesta sulla morte del tecnico Enichem la Nuova Sardegna — 27 maggio 2007 pagina 07 sezione: SARDEGNA
SASSARI. Quattro tumori primitivi (cioè autonomi) in quattro diversi organi: polmoni, fegato, stomaco e vescica. Natalino Deriu sapeva di essere il protagonista di un caso clinico più unico che raro e prima di morire, il 19 ottobre 2005, pregò la moglie di battersi per ottenere dalla magistratura le risposte che la medicina non gli aveva dato. Dopo essere stato un enigma per i dottori che lottarono per salvargli la vita, ora diventa un caso giudiziario il calvario dell’ex tecnico dell’Enichem stroncato dal cancro a 65 anni. Dopo avere ricevuto a marzo l’esposto della vedova di Deriu, Rita Giovanna Tilocca, il sostituto procuratore Paolo Piras ha infatti aperto una inchiesta. Nei giorni scorsi i carabinieri del Nucleo antisofisticazioni, ai quali il magistrato ha delegato le indagini, hanno cominciato a raccogliere il materiale indispensabile per una inchiesta. Per il momento non ci sono indagati e neppure ipotesi di reato. I Nas stanno acquisendo i racconti di persone informate sui fatti - soprattutto i medici che curarono il paziente - e mettendo insieme la documentazione esistente negli archivi degli ospedali e dell’Inail. Le cartelle cliniche ricostruiranno la storia di un mistero medico senza precedenti. Il fascicolo dell’Istituto per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, invece, aiuterà a comprendere su quali basi l’ente ha deciso di riconoscere la causa professionale delle patologie che hanno stroncato l’ex tecnico Enichem. Rita Giovanna Tilocca non ha fretta, ma aspetta le risposte. Aiutata dal suo avvocato Giuseppe Conti, la donna sta portando avanti la battaglia cominciata dal marito nel 2002 dopo le prime avvisaglie del male che lo avrebbe sconfitto. Il sospetto è che a provocare le quattro neoplasie autonome possano essere state le sostanze chimiche che Natalino Deriu miscelò dal 1966 al 1993. Ventisette anni trascorsi a mischiare i colori della plastica nello stabilimento Enichem di Porto Torres. Nato a Burgos nel 1940, ma sassarese di adozione, il tecnico cominciò a lavorare nella zona industriale della città con una società che si chiamava Impreset e fino al 1993 conobbe tutte le nuove proprietarie dello stabilimento: Etb, Sirtene, Sil, Enichem Polimeri, Enichem Base, Enichem Anic, Enichem. Difficile non pensare che l’esposizione alle sostanze chimiche possa avere predisposto, nel suo fisico, il terreno al «nemico» in agguato. Il primo tumore, una neoplasia vescicale, si manifestò nel 2002. Nel marzo 2003, quando sperava di avere sconfitto il cancro con cicli di chemioterapia, Natalino Deriu dovette affrontare un «epatocarcinoma differenziato in un fegato non cirrotico e risultato negativo ai markers dell’epatite». Un caso nel caso, questo tumore in un fegato sano, secondo gli esperti spiegabile solo con la prolungata esposizione del paziente a sostanze chimiche. Nel febbraio 2005, il terzo fulmine: adeno-carcinoma primitivo polmonare. Ancora terapie e un percorso che Natalino Deriu, confortato dalla sua famiglia e dal grande amore della sua compagna di vita, affrontò con dignità e forza d’animo fino alla quarta diagnosi. Ancora un tumore primitivo, questa volta un adeno-carcinoma gastrico. Impossibile non collegare l’aggressività del cancro alla trentennale esposizione a sostanze chimiche. Un anno dopo la sua morte, il 13 ottobre 2006 l’Inail ha certificato «che il decesso è stato giudicato conseguente alla malattia professionale contratta». Quell’attestato ha dato a Rita Giovanna la forza per chiedere anche alla magistratura di vederci chiaro. Una richiesta che la moglie considera un debito postumo di verità nei confronti del marito e degli almeno quattro colleghi che la donna ha citato nel suo esposto, perché colpiti da un tumore o deceduti in conseguenza di patologie neoplastiche. «Temo - ha scritto la vedova Natalino Deriu al pm Paolo Piras - che le malattie contratte dagli ex colleghi di mio marito trovino la loro causa nel medesimo ambiente lavorativo». «Sia la presenza di tre neoplasie primitive (vescicale, gastrica e polmonare) sia l’insorgenza di un epatocarcinoma in un fegato sano - ha aggiunto Rita Giovanna Tilocca - ha più volte indotto i medici curanti a ipotizzare che la causa delle patologe tumorali fosse da individuare nell’esposizione alle sostanze chimiche trattate nello stabilimento dove Natalino Deriu svolse la propria attività lavorativa». «Dopo il decesso del coniuge - si legge nell’esposto della vedova Deriu - la sottoscritta ha chiesto e ottenuto una pensione Inail, ma non è mai riuscita ad avere risposte (se non informali) sui motivi che hanno indotto l’istituto a ravvisare una malattia professionale nelle patologie che hanno causato il decesso del marito». Presto il mistero potrebbe essere risolto dai Nas e dalla Procura. - Daniela Scano
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